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Compassione

2022-01-04 17:08

Ignazio Accardi

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Compassione

Compassione significa voler fare qualcosa per sollevare gli altri dal loro disagio.

 

Compassione significa voler fare qualcosa per sollevare gli altri dal loro disagio, e tale desiderio di aiutare, lungi dal caricarci di ulteriori sofferenze, in realtà ci fornisce energia e il senso di avere uno scopo e una direzione. Quando agiamo sulla base di una tale motivazione, ne beneficiamo tutti, sia noi sia le persone che ci circondano.

Dalai Lama

 

 

 

 

Se vuoi che gli altri siano felici, pratica la compassione. Se vuoi essere felice tu, pratica la compassione.

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Quando una mente, riconoscendo la sofferenza altrui, s’impegna ad alleviarla, portando benefici e facendosi carico dei patimenti, opera la vera compassione, una qualità straordinaria. Non importa quanto siamo ricchi, o intelligenti se non abbiamo una mente compassionevole, vivremo una vita colma d’insoddisfazioni e sofferenza, perché rivolgiamo desideri e i piaceri egoisticamente solo verso noi stessi. Nel cibare il nostro ego non troveremo mai soddisfazioni e felicità permanenti e la vita ci sembrerà vuota. Se, al contrario, svilupperemo una mente compassionevole, avremo grandi soddisfazioni, la vita comincerà ad avere un vero scopo, e il nostro ego sarà sopraffatto dall’amore. Per far nascere in noi la compassione dobbiamo cvitare la distinzione tra buono e cattivo, simpatico o antipatico perché tutti sono degni del nostro amore. Per cominciare, però, sarà più semplice indirizzare le nostre meditazioni, verso le persone per cui proviamo amore come la famiglia, gli amici, e tutte quelle persone che nel vederle soffrire proviamo il desiderio di prendere su di noi le loro tribolazioni. Dovremmo sviluppare la compassione che una madre ha verso i suoi figli: «Come il movimento del respiro è il pre-requisito della forza vitale di un essere umano, la grande Compassione è il pre-requisito per raggiungere perfettamente questa grande Qualità» (Aksayamatri-nirdesa-sutra). Partendo da chi ci sta più a cuore, dovremo favorire l’armonia tra le persone che ci circondano; se ci criticano, se sono egoiste, usiamo la compassione evitando di danneggiarle o di alimentare il loro disagio. Se non sperimenteranno sofferenza, smetteranno di perpetuare il comportamento errato nei nostri confronti (e verso gli altri). La compassione è contagiosa, se doniamo felicità, riceveremo felicità. Questo semplice meccanismo ci farà comprendere che la serenità degli altri dipende da noi. Quando avremo sviluppato compassione verso i nostri cari, potremmo iniziare con le persone per cui proviamo “indifferenza”, ovvero tutti gli esseri viventi che, attraverso il loro impegno e lavoro rendono la nostra vita più facile, dandoci l’opportunità di poter avere più tempo per noi stessi (il panettiere, l’architetto, il commesso, l’insegnante, ecc.).

 

UN MONDO MIGLIORE

 

La compassione non solo porta beneficio a chi si dona, ma cambia l’ambiente che ci circonda; tutto dipende da noi, dal modo in cui diamo senso alla nostra vita. In questo percorso, l’ostacolo più duro sarà sviluppare compassione per le persone che non approviamo, quelle con cui non abbiamo nessuna affinità e di cui non condividiamo i pensieri. Per farlo, avremo bisogno di capire i difetti o le afflizioni che dimorano in noi. Per comprendere il prossimo e amarlo dovremo prima comprendere noi stessi e capire quali sono le causa della nostra sofferenza. Quando avremmo compreso che la causa è l’Ego e l’appagamento dei desideri, scopriremo anche che per evitare insoddisfazione e disagio, dovremo distaccarci dai personalismi. Dopo aver osservato i nostri difetti, potremo comprendere che anche gli altri esseri vivono la nostra stessa situazione, alcuni in maniera più pesante. Forse, proprio a causa di situazioni difficili hanno sviluppato tutti quegli aspetti che li rendono, ai nostri occhi, persone malvagie… ma anche loro, come noi, vogliono essere felici e non vogliono soffrire. Allora perché non provare compassione per questi esseri persi e intrappolati nei loro difetti mentali? UN PICCOLO PASSO Per muoversi verso la compassione suggeriamo un semplice esercizio. Ogni mattina, al risveglio pronunciate la seguente frase: «Addestro la mia mente allo sviluppo della compassione; tutti gli esseri vogliono essere felici. Io sono lo strumento della loro felicità e prenderò su di me le loro sofferenze». La compassione è il gioiello che esaudisce i desideri; ogni essere può trarre beneficio dalle azioni, pacificando le sofferenze. Praticando la compassione saremo liberi dall’autogratificazione e libereremo il nostro cuore dalle tensioni, e abbatteremo la prigione dell’autocompiacimento. La compassione si accompagna a un sentimento di responsabilità verso gli altri perché riconosciamo la sofferenza che dimora nelle loro menti. Sebbene non sia possibile prendersi cura di tutti non dobbiamo scoraggiarci, perché il nostro agire contagerà chi ci circonda. La felicità può espandersi solo in questo modo, abbandonando il pensiero rivolto a se stessi, per abbracciare un bene comune più grande: l’illuminazione

Credo profondamente che la compassione sia la strada non solo per l’evoluzione del pieno potenziale umano, ma anche per la sopravvivenza stessa degli uomini, dal concepimento alla nascita, alla crescita. Per questo dico che gentilezza e compassione sono la mia religione.

Dalai Lama

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